Capriate in legno, gli elementi del tetto classico

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Quando si decide di realizzare un tetto in legno, diventa fondamentale progettare gli elementi in grado di garantire la solidità della struttura. 

Tra questi, il sistema strutturale con la copertura a capriata rappresenta uno schema classico, usato da secoli per sostenere i carichi del tetto in modo efficace, e con un design semplice. 

Scopriamo qualche elemento tecnico in più, per capire i vantaggi di una copertura con le capriate in legno.

Tetto a capriate com’è costruito le nuove tecniche del 2024

La copertura in legno è formata dalle falde di copertura, che sono sostenute da una struttura formata da travi in legno inclinate e collegate fra loro per creare la capriata o incavallatura.

È una travatura reticolare costituita da travi in legno collegate in alto con una cerniera o perno. Sono vincolate a dei nodi, che rendono la struttura resistente e indeformabile.
Il principio che sostiene il tutto, infatti, è quello del triangolo indeformabile: l’asta orizzontale assorbe le spinte delle aste inclinate. I supporti spingono il sistema verso il punto centrale, e si annullano le spinte orizzontali. La struttura triangolare permette all’elemento base, la catena orizzontale, di supportare e annullare le spinte degli elementi travati inclinati, i puntoni.

Gli elementi del tetto a capriate

A seconda delle diverse concezioni di travatura, la copertura può variare tra travi superiori, inferiori, diagonali e connessioni. In ogni caso, gli elementi principali del tetto a capriata sono:

  • Puntoni: le 2 travi inclinate che determinano la pendenza del tetto, corrispondenti a due lati in alto del triangolo.
  • Catena: detta anche corda o tirante, rappresenta la base del triangolo orizzontale; è l’elemento di maggiore lunghezza della capriata.
  • Monaco: nella classica capriata all’italiana, è l’elemento verticale che irrigidisce la struttura e deve avere la corretta distanza con la catena per migliorare la statica.
  • Saette: dette anche saettoni o contro-puntoni, sono gli elementi in legno con inclinazione opposta a quella dei puntoni; un sistema che limita la loro inflessione, scaricando sul monaco la forza di compressione.
  • Controcatena: nelle capriate di grandi dimensioni, collega i puntoni in punti intermedi orizzontali e limita la lunghezza di inflessione.
  • Sottocatena: eventuale trave di rinforzo al di sotto o al di sopra della catena o dei puntoni.

Il tetto a capriate può avere diverse disposizioni, con campate più piccole o ampie, e inclinazioni più o meno ripide. In ogni caso questa copertura, solitamente a falde inclinate, è utile per creare strutture leggere e ambienti luminosi.

Tipi di capriate in legno

La progettazione di una capriata per tetti in legno a vista sicuramente è impegnativa. È necessario non solo valutare tutti i carichi che agiscono sul tetto (neve, vento, carico statico, etc.), ma anche saper scegliere il tipo di capriata più adatto.
I diversi tipi di tetto a capriata mostrano elementi che possono essere costruiti con sistemi diversi.

Capriata semplice

La forma triangolare è evidente, con tronchi grandi e grossolani. È costituita da catena, puntoni e monaco in alcuni casi. Ha una tradizione storica nella creazione di fabbricati di lavoro rurali come stalle o fienili. 

Capriata classica

Detta anche capriata palladiana, è molto diffusa nelle chiese e nei palazzi nobiliari dal rinascimento in poi. È formata da catena, puntoni, monaco e saettoni. Un sistema che le fa scegliere per luci poste tra i 7 e i 12 metri.

Capriata composta 

Sono capriate in legno a doppia catena, ossia formate da due catene sovrapposte e tre monaci. Questi elementi si trovano nel punto di incontro tra controcatena e puntoni. Sono presenti anche capriate composte alla palladiana: la struttura è diversa perché presenta dei saettoni alla base dei tre monaci. 

Capriata asimmetrica

Mostra inclinazioni differenti ai lati, e sono scelte quando è necessario dare una diversa inclinazione alle falde del tetto. La sua asimmetria può portare la capriata a dei problemi statici, quindi deve essere progettata in modo impeccabile.

Capriata zoppa

È una capriata “parziale” con controcatena, e di solito viene usata per dei soffitti bassi inferiori ai 4 metri. 

Capriate in legno, gli elementi del tetto classico

Accenni di storia delle capriate in legno

Nelle strutture antiche, la capriata semplice veniva realizzata in legno di castagno, famoso per la sua durata e resistenza. Quando parliamo di antichità ci riferiamo soprattutto all’epoca dei primi secoli cristiani, intorno al V secolo dopo Cristo, dato che allora iniziò ad essere usata in modo più ampio la struttura della capriata. Le mura erano esili e semplici, senza contrafforti, grazie alla copertura con le capriate in legno. Inoltre, permettevano anche falde molto inclinate e sottotetti agibili per la manutenzione. Nel pieno medioevo continuarono a diffondersi con questa concezione strutturale, anche se sempre più spesso sostituite dalle volte. 

La nascita della capriata come la conosciamo noi è dovuta agli studi di Andrea Palladio, architetto rinascimentale che la recupera disegnandola con monaco e saettoni, in una struttura ordinata e funzionale. Anche se non molto usata, si è tramandata fino ad oggi, sia con capriate in legno sia con capriate di metallo e cemento armato, più innovative. 

Celebri sono anche le tradizioni storiche delle capriate locali, soprattutto diffuse nel Nord Italia.

Capriata alla lombarda

In questo tipo di tetto a falde, si posano delle travi perpendicolari sull’ossatura portante. Il sistema di orditure primarie che sorregge il tetto (arcarecci o terzere), è formato da travi che si trovano parallele alla linea di gronda, poggiate su capriate o muri trasversali – pareti portanti. 

La piccola orditura, travicelli e listelli, sono posizionati inclinati, seguendo la pendenza del tetto stesso per sostenere il manto di copertura. 

Capriata alla piemontese

In questi tetti la capriata sostiene una trave di colmo, che viene posizionata in una quota più bassa rispetto alla testa del monaco. La capriata sostiene la trave tramite una mensola o una traversa (vincolata a monaco e puntoni). La trave di colmo sostiene a sua volta dei falsi puntoni, su cui poggiano gli arcarecci. Come nel tetto alla lombarda, gli arcarecci o terzere possono sostenere travetti e listelli per il manto di copertura.

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